Le opere di Giampaolo Gentili, che i miei occhi hanno da subito percepito come altamente “diseducative”, offrono allo sguardo attento e curioso del passante in galleria, l’insolita possibilità di immersione in un immaginario onirico – di posti sognati o desiderati – almeno quanto reale – di posti conosciuti – lasciando libero l’orizzonte quasi tattile dell’immaginifico e dell’elaborazione visiva, senza “educarlo” ad una vincolante percezione. Quale migliore approccio dell’arte se non quello di trasgredire dai canoni del reale e del dato?
Annalisa Ricciardi
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