Il convento di San Michele a Montecelio
(a cura di Lucrezia Rubini)
Il complesso dell’ex convento di San Michele a Montecelio domina Monte Albano, uno dei due colli che costituiscono il paese, già “Monticelli” e che, insieme a Poggio Cesi e S.Angelo, formano i monti Cornicolani. Su Monte Albano esisteva già una piccola chiesa nel 1463; inoltre, dagli scavi effettuati nel 1724 si dedusse l’esistenza di un preesistente tempio di origine pagana con cimitero annesso.
Marco Valenti, grande benefattore, già nel 1675 aveva fabbricato nei suoi possedimenti sul Monte Albano una chiesetta in onore di San Michele Arcangelo. Il Comune concesse al Valenti di richiedere la presenza di alcuni Frati Minori, dal momento che il convento e la chiesa di Santa Maria erano stati abbandonati: ciò avvenne nel 1694. La Congregazione dei vescovi e Regolari decretò in data 28 febbraio 1698 che vi si fondasse un Convento dei frati Minori Osservanti e che vi si stabilissero 12 religiosi.
Il dormitorio fu costruito nel 1702 e nel 1707 visitò il convento il vescovo di Tivoli monsignor Antonio Fonseca che lo reputò idoneo; venne quindi ampliato di altri 3 dormitori e fu terminato il muro di clausura sul quale si disposero le stazioni della via Crucis, fatiscenti già alla fine dell’800.
Nel 1724 fu posta la prima pietra della chiesa, che fu terminata intorno al 1740 sotto la supervisione di padre Casimiro da Roma, mentre l’architeto progettista è l’importantissimo Benedetto Innocente Alfieri, romano ma operoso soprattutto in Piemonte.
Dopo la conclusione dei lavori in muratura, nel 1740, si passò alla decorazione dell’interno; nello stesso anno fu posto sull’altare S.Michele Arcangelo di Giovan Battista da Roma, autore anche dei quadri d’altare delle cappelle, ora perduti. Gli stucchi furono realizzati da francesco Antonio Fontana nel 1742 per 115 scudi.Nel 1769 furono costruiti il coro ligneo e i confessionali; nel 1876 fu poi rinnovato l’altare maggiore da fra’ Pietro Paolo da Genzano, anche se già dal 1873 il complesso conventuale era passato allo Stato.
Nel 1888, infine, la chiesa fu completamente decorata ad opera di padre Michelangelo Cianti (1840-1923) aiutato dal fratello per le doraturedegli stucchi.
La chiesa è ad una sola navata con volta a botte e due cappelle laterali per lato, in pessimo stato di conservazione. Sull’altare vi era la tela raffigurante San Michele Arcangelo che uccide Lucifero, eseguito da Giovan Battista da Roma nel 1740, copia da Guido Reni in Santa Maria dalla Concezione ai Cappuccini a Roma, collocata in una cappella della chiesa montecellese di San Giovanni, dopo il restauro eseguito nel 1998.
Il convento segue il classico schema francescano: ha un piano terreno a volta, costituito dal chiostro ad arcate con pozzo al centro e cisterna sottostante, dal quale si accedeva alle stanze di servizio, al refettorio e alla sala capitolare; le celle dei frati, una cucina e le stanze del Superiore erano al primo piano, da cui si poteva raggiungere la galleria dell’organo, sul fondo della chiesa.
Interessantissimo è il chiostro dove sono illustrate entro lunette, eseguite tra il 1776 e il 1778, scene della vita di San Francesco, descritte con con terzine in rima baciata e con stemmi delle famiglie montecellesi.
Bibliografia:
AA.VV., Patrimonio artistico e monumentale dei Monti Sabini, Tiburtini, Cornicolani e Prenestini, Tivoli, IX Comunità Montana del Lazio, 1995, pp.210-216