Quando in futuro si classificheranno nuovamente le ere della storia, dopo l’era antica, il medioevo, l’era moderna e la contemporanea, gli storici, determineranno con l’avvento del PC e la nascita di internet l’inizio dell’era informatica. Internet ha sconvolto tutti gli schemi precedentemente noti e già ha ispirato una infinità di libri che ci descrivono e guidano in questa rivoluzione. Non c’è campo delle attività umane che non sia stato reinventato dopo internet e soprattutto dopo l’arrivo degli smartphone e dei social network divenuti combustibile e comburente di questo nuovo gigantesco “motore”. Neppure il campo dell’arte è risultato immune dai grandi cambiamenti sopra accennati sia per quanto riguarda la creazione artistica, si pensi alla fotografia e alle elaborazioni digitali, sia, soprattutto, per il mercato distributivo dell’arte, in cui la semplicità e l’immediatezza di accesso al “mondo”, da parte degli artisti di tutti i continenti, ha delegittimato e quindi spazzato via la rete capillare di distribuzione che era formata della piccole gallerie e dei mercanti forti della loro competenza e capacità selettiva, per anni cervello, anima cuore e muscoli del sistema. Gli artisti si sono sentiti per questo, a torto o ragione, liberi dal freno che impediva loro di mostrarsi al mondo. L’illusione che, tolto il freno, si spalancassero le porte del successo è durata veramente poco. In realtà l’unico risultato certo di questa rivoluzione è stata l’estinzione dei talent-scout come gallerie e mercanti locali che con la loro selezione fondata sulla professionalità garantivano la qualità delle proposte. La stragrande maggioranza degli artisti si ritrova oggi esposto, a livello mondiale, attraverso i grandi social network, gratificato, o meglio illuso, da migliaia di “mi piace”, con qualche rara vendita e con la necessità di una produzione continua incessante e ovviamente costosa perché la rete è ingorda di novità e stupore che se non vengono soddisfatte ogni giorno assicurano al povero “schiavo” del social l’oblio praticamente immediato. Insomma il paradosso, ma non troppo, è che, come in ogni rivoluzione a rimetterci la testa sono i rivoluzionari dopo che da liberi si sono trovati schiavi. Oltretutto le piccole gallerie si sono trasformate in spazi espositivi senza clienti e con visitatori più attirati dal cocktail e dal gossip che dall’arte, in pratica il pubblico mostra se stesso e ignora l’arte, il tutto con costi ingiustificati e risultati assenti per il povero e illuso artista / inquilino.
Allora? Cosa può fare l’artista che vuole emergere e non finire nel tritacarne dei social e delle pareti in affitto. Intanto va distinto il professionista dall’amatoriale che è facilmente individuabile dalla facilità con cui mette a disposizione biglietti da visita, brochure e scadenti pubblicazioni come un bambino in maschera lancia coriandoli a carnevale, ottenendone, peraltro, lo stesso effetto. Ad onore del vero anche qualche artista vero cade nella trappola del biglietto da visita esposto a ventaglio come bandiera di un fai da te che svilisce una produzione anche di qualità. Neoartgallery ritiene che Il professionista debba orientarsi verso la ricerca e la sperimentazione mantenendo l’attenzione sull’evidenziare il proprio linguaggio individuale senza rincorrere mode e modelli. Debba concentrare l’attività espositiva in location che diano valore aggiunto al proprio curriculum e non viceversa o che permettano di operare sul mercato personale, quello da cui partire e che andrà sviluppato. Le pubblicazioni dovranno essere di rigorosa qualità e messe a disposizione con la parsimonia con cui è giusto impiegare strumenti di valore. L’ampliamento del proprio mercato si potrà fare attraverso la partecipazione qualificata in fiere di valore, ubicate in realtà moderne ed economicamente mature, visitate da pubblico acculturato. La fiera è l’unico spazio espositivo concreto in cui il pubblico è reale. Un opera vista dal vivo in fiera ha lo stesso duraturo effetto sul pubblico di un film visto al cinema rispetto ad una piccola clip vista in un pc. Per entrare in fiera il visitatore spesso paga, ovviamente questo ne denota la motivazione. Per gli artisti emergenti sono da consigliarsi in particolare le fiere create per associazioni ed artisti dove il pubblico è incentivato alla presenza in quanto tratta direttamente con il produttore senza intermediari. In ogni caso la presenza dell’artista è consigliata anche nelle fiere riservate alle gallerie in modo da potere puntare alla propria concreta promozione sia verso il pubblico che verso gallerie di maggior peso verso cui è indispensabile tendere in quanto depositarie di quella credibilità, verso il mercato che conta, che nessun social può confutare
Per un’idea concreta circa l’andamento di una fiera come quella di Basilea vi invito a leggere il seguente articolo