PATRICIA DEL MONACO “IL GIARDINO DELLA RINASCITA”
“OGNI ESSERE UMANO, NEL CORSO DELLA PROPRIA ESISTENZA, PUÒ ADOTTARE DUE ATTEGGIAMENTI: COSTRUIRE O PIANTARE. I COSTRUTTORI POSSONO PASSARE ANNI IMPEGNATI NEL LORO COMPITO, MA PRESTO O TARDI CONCLUDONO QUELLO CHE STAVANO FACENDO. ALLORA SI FERMANO, E RESTANO LÌ, LIMITATI DALLE LORO STESSE PARETI. QUANDO LA COSTRUZIONE È FINITA, LA VITA PERDE DI SIGNIFICATO. QUELLI CHE PIANTANO SOFFRONO CON LE TEMPESTE E LE STAGIONI, RARAMENTE RIPOSANO. MA, AL CONTRARIO DI UN EDIFICIO, IL GIARDINO NON CESSA MAI DI CRESCERE. ESSO RICHIEDE L’ATTENZIONE DEL GIARDINIERE, MA, NELLO STESSO TEMPO, GLI PERMETTE DI VIVERE COME IN UNA GRANDE AVVENTURA”. (PAULO COELHO).
DIREI CHE LA CITAZIONE DELLO SCRITTORE, POETA BRASILIANO RAFFIGURA IN MANIERA STRAORDINARIA, IL MESSAGGIO DELL’ARTISTA: CRISI DELL’UOMO MODERNO CHE HA VISTO CROLLARE TUTTI I VALORI, SENZA POTER GIUNGERE AD ELABORARE NUOVI STIMOLI PER IL SUO ESSERE SIA INTERIORE CHE PER IL BENE DEL PROSSIMO.
NEL CICLO DI OPERE INTITOLATO “IL GIARDINO DELLA RINASCITA”, PATRICIA DEL MONACO, RAGGIUNGE UN’IDENTITÀ DI NATURA E SPIRITO NELLA CREAZIONE E REALIZZAZIONE DELLE OPERE, RIUNENDO L’INCONSCIO DELLA NATURA, MEDIANTE LA SPONTANEITÀ DELL’ISPIRAZIONE E IL CONSCIO DELLO SPIRITO, ATTRAVERSO LA SUA INTIMA RIELABORAZIONE, ABBINATA ALL’ANTICO MANOSCRITTO INTITOLATO HORTUS REGIUS HONSELAERDICENSIS DEL SECOLO XVII, CON LE 132 TAVOLE REALIZZATE DAL PITTORE STEFANO COUSYNS TRA IL 1685 E IL 1688. LE TAVOLE, RIPRODUCONO LA COLTIVAZIONE DI FIORI LOCALI ED ESOTICI, PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO, IMPIANTATA DAL BOTANICO GASPAR FAGEL NELLA DI PROPRIETÀ NOORDWIJKERHOUTDI DI RE GUGLIELMO III D’ORANGE.
“IL GIARDINO DELLA RINASCITA”, SI RIVOLGE ALLO SPETTATORE IN UNO SCHERMO VOLTO AL DESTINO, COME IN UNA PELLICOLA DI UN FILM, IL “LORO” GIARDINO DELLA RINASCITA, VISSUTO MA COMUNQUE NON DIMENTICATO. SFUMATURE DI UNA COLORAZIONE CALDA, INTENSA, INTRAPPOLANO FIGURE ANCESTRALI, FIORI, ALBERI, UCCELLI E SIMBOLI ARCHETIPI, IN UN MICROCOSMO”IL GIARDINO DELLE DELIZIE”, ABITATO DA UCCELLI DEL PARADISO, CHE DONANO L’UOVO COSMOGONICO ALL’ALBERO DELLA VITA (NELL’OPERA“GENESIS”),DA AFFASCINANTI E MISTERIOSE CREATURE, COME LA DAMA DELL’ORTO, CHE CUSTODISCE IL SEME DELLA VITA (NELL’OPERA“DOMINA EST HORTIS”). UN LUOGO MAGICO, INCONTAMINATO, IN CUI SIAMO NATI, DOVE TUTTO HA UN PRINCIPIO E NIENTE FINISCE, DOVE IL CICLO DELLA VITA SI RINNOVA CONTINUAMENTE IN UN FLUIRE CONTINUO COME QUELLO DELLE PIANTE, DEI SEMI E DEI GERMOGLI, CON LA CAPACITÀ DI CURARE IL CORPO E LA MENTE, PER POI TRASFORMARSI IN MAGNIFICI FIORI, DAL PROFUMO INTENSO, CHE RIGENERA L’ANIMA (NELL’OPERA “INITIUM HORTI”). UNA MISSIONE, CHE SI TRADUCE NELL’ARTISTA IN UNA VASTA OPERATIVITÀ, QUASI SENZA SOSTA, SEMPRE ATTIVA IN UN ISTINTO COSÌ FORTE QUASI DA VOLER USCIRE DAGLI SCHEMI IMPOSTI DALLA VITA. VOGLIA DI FARE E DI DARE COLORE ALLE COSE, AI SOGNI, AI SENTIMENTI, AL GRIGIORE IRRAZIONALE CHE È, CERTE VOLTE NELLA VITA.
LA SENSAZIONE CHE SI PROVA PONENDOSI DAVANTI ALLA TELA DELL’ARTISTA, È DI SOLLIEVO: L’UOMO RITROVA I SUOI IMPULSI NEI FORTI COLORI DELLA TONALITÀ DEL GIALLO ORO, DEL ROSSO, E SI SENTE CONTESTUALMENTE CONFORTATO DAI SOGGETTI DI RIFERIMENTO, COME NELL’OPERA “IL PAESE CHE VORREI”. I DECORI COMPLESSI CHE SI INTRECCIANO L’UNO CON L’ALTRO SONO LO SPECCHIO DI UNA VARIETÀ CARATTERIALE E COMPORTAMENTALE UMANA CHE NONOSTANTE LA SUA INFINITA CAOTICITÀ TROVA EQUILIBRIO NELL’INSIEME, QUELL’INSIEME COMPOSTO DA VIBRANTI E COMPLESSI DETTAGLI CHE RENDE UNICHE LE OPERE DELL’ARTISTA. L’OPERA ASSUME ARMONIA E COMPLETEZZA GRAZIE AL SAPIENTE (MA SEMPRE ISTINTIVO) LEGAME DI SFUMATURE E SEGNI CHE AFFASCINANO L’OCCHIO E COINVOLGANO L’ANIMA. IL RISPETTO PER LA NATURA, SOSTIENE UN MONDO CHE LE RAPPRESENTA LA POSITIVITÀ, ACCETTA E TOLLERA MA NON SEMPRE GRADISCE. E ALLORA USCIRE… USCIRE NEI CAMPI DELL’INFINITO DOVE LA NOTTE PORTA CONSIGLIO PER UNA GIORNATA LUNGA, INTENSA, POSTA A FAR GERMOGLIARE LE GEMME COLME DI SPERANZA ALLA NASCITA DI UNA NUOVA VITA.
NEL MESSAGGIO DELL’ARTISTA, C’È ANCHE UN REMOTO MONDO DI COSE LONTANE E DIMENTICATE. UN’INTUIZIONE FANTASTICA CHE SI TRADUCE IN UN ACUTO PITTORICO: UN CENTRO DEL QUADRO, UN IMPROVVISO INCONTRARSI DI TONI CHE SI SMORZANO INTORNO A UN INDICATORE CROMATICO VIVISSIMO, LANCIANTE UN FORTE INNO ALLA VITA (NELL’OPERA “EMBLEMA”). DALL’UOVO CRESCE IL FIORE ROSSO, COME SIMBOLO DI RINASCITA: IL PRINCIPIO VITALE, IL MISTERO DELLA VITA, LA CREAZIONE.
IL GIARDINO È ANCHE UN LUOGO DI TESTIMONIANZA E MEMORIA, RAPPRESENTA LA VOLONTÀ DI NON DIMENTICARE LE TRAGEDIE DELLA STORIA PER RICORDARE CHE NEL GIARDINO DEI GIUSTI C’È UN ALBERO SPECIALE, “L’ALBERO DEL MELOGRANO” PER OGNI UOMO E PER OGNI DONNA, COME NELL’OPERA INTITOLATA DAL GIARDINO DEI GIUSTI “L’ALBERO DEL MELOGRANO”; IL GIORNO DELLA MEMORIA, È RAPPRESENTATO SIMBOLICAMENTE DAL FRUTTO DEL MELOGRANO, POSTO AL CENTRO DELL’ALBERO.
IL CICLO DEGLI ALBERI, TEMA CENTRALE PER L’ARTISTA, EVIDENZIA UNA CARICA DI MESSAGGI DA COMUNICARE, UNO STRAPIOMBO LEGGERO SUL QUALE CAVALCARE, PER UNA FUGA IDEALE DA CIÒ CHE DELUDE, CON QUEL FONDAMENTALE OTTIMISMO CHE È COSTITUITO DALLA CONSAPEVOLEZZA DEL POTER EVADERE TRA NUVOLE E PENSIERI DOVE POTREBBE NON ESSERCI SPAZIO PER GLI ALTRI SE NON PER L’AUTRICE. “L’ ALBERO…È DIFFICILE IMMAGINARE UN’ALTRA PRESENZA DELLA NATURA COSÌ CARICA DI SIGNIFICATI, DI METAFORE, DI ALLEGORIE… LÌ SOGNO E REALTÀ SI MESCOLANO, E ANCHE NOI CI SENTIAMO ASSORBIRE, PERDIAMO I NOSTRI CONTORNI EPIDERMICI, IL NOSTRO PENSIERO SI RAREFÀ… DIVENTIAMO LO STORMIRE DELLE FOGLIE, L’ANIMA NASCOSTA DEL VENTO”. COSÌ ROBERTO MARCHESINI DESCRIVE L’ALBERO NEI SUOI QUADERNI DI BIOETICA.
NELL’OPERA MUSEALE INTITOLATA “IL GRANDE ALBERO DEI VALORI”, LA PARTE CENTRALE, LA LINFA, RAPPRESENTA LA RUGIADA, SI PENSI ALL’ HAOMA IRANICO, AL SOMA INDIANO, AL HIMORAGI GIAPPONESE. I FRUTTI RAPPRESENTANO L’IMMORTALITÀ, SI PENSI ALLA MELA DELL’EDEN, AI POMI D’ORO DELLE ESPERIDI, ALLE PESCHE DEL GIARDINO DI HSI-WANG-MU.
NELL’OPERA “DRIADI”, L’ALBERO DEL BENE E DEL MALE, EVOCA SIMBOLICAMENTE IL LIMITE INVALICABILE CHE L’UOMO, IN QUANTO CREATURA, DEVE LIBERAMENTE RICONOSCERE E CON FIDUCIA RISPETTARE. LE OPERE DI PATRICIA DEL MONACO, NASCONDONO RIMANDI SIMBOLICI ALL’ANIMA, ALL’UMANITÀ, ALLE PASSIONI. UN LAVORO SVOLTO CON PRECISIONE PERCHÉ LE IDEE SONO CHIARE E DI NATURA SPIRITUALE. TONI SCURI SI SPECCHIANO SU QUELLI CHIARI RAFFIGURANDO IN LEI UN’UNIONE DI SOLE E LUNA CAPACE DI OTTENERE UNA FUSIONE ESATTAMENTE CONGRUENTE A COSA VUOL DIRE VIVERE ADESSO IN QUELLA CIRCOSTANZA E CON LE PROPRIE ESPERIENZE. PATRICIA DEL MONACO, HA LA CAPACITÀ DI ANALIZZARE LA VICENDA DELL’UOMO NELLA SUA LOTTA PER LA VITA L’ARTISTA VIVE L’ARTE COME ISTINTO, COME RUOLO, MODO DI ESSERE, CONTINUITÀ DI RAPPORTO IO-TELA, IO-COLORE, IO-SEGNO. OSSERVANDO IL MONDO E LA VITA, NON DISPREZZA L’ECCESSIVO, MA EVITA IL FATTORE SOCIALE CONDIZIONANTE, SOPRATTUTTO QUANDO DISEGNA LE CONDIZIONI VITALI E DEL PERCHÉ OGNUNO DI NOI HA UN PERCHÉ DI ESISTERE. NELL’UOMO È PRESENTE UN PRINCIPIO CONNATURATO CHE AGISCE IN MODO DA FARGLI REALIZZARE CIÒ CHE LO CARATTERIZZA NELLA SUA ESSENZA DI MODO CHE, AD ESEMPIO, IL SEME È DESTINATO DA QUESTA FORZA NATURALE IMMANENTE A DIVENIRE ALBERO. UNA VISIONE FINALISTICA DELLA NATURA CHE SPIEGA IL DIVENIRE E COME IL MOVIMENTO SI DIRIGA VERSO I SUOI “LUOGHI NATURALI”. PATRICIA DEL MONACO
CICLO DI OPERE, IN ESPOSIZIONE PRESSO IL COMPLESSO MONUMENTALE DEL VITTORIANO DI ROMA.
L’ESPOSIZIONE, CURATA DA SERGIO RISALITI, MARIA CRISTINA BETTINI, MARIA LETIZIA SEBASTIANI, CON IL PATROCINIO DEL MINISTERO DEI BENI CULTURALI, LA BIBLIOTECA NAZIONALE DI FIRENZE, LA REGIONE LAZIO E IL COMUNE DI ROMA.