Big Bang Era
Partendo da una prima suggestione legata agli antichi e sfavillanti mosaici bizantini, l’installazione di Caterina Vitellozzi ci trasporta in una rappresentazione del primordiale Big Bang, un viaggio attraverso il tempo e lo spazio ricco di implicazioni e di riferimenti al momento storico in cui viviamo. La grande sfera centrale fa pensare all’Era di Planck, ovvero a quel nucleo in cui tutta la Materia-Energia cosmica doveva essere concentrata e fusa in un’unica strana entità insieme allo Spazio e al Tempo. L’esplosione di questo nucleo diede origine al primo secondo di esistenza dell’Universo e da lì tutto ebbe origine. L’esplosione generò frammenti ricchi di materia e di luce, elementi del suo lavoro che simboleggiano i processi di nascita, crescita e trasformazione. E da qui prende spunto la sua riflessione sulla necessità di un nuovo simbolico Big Bang capace di ridare al nostro pianeta una rinnovata energia. Come afferma l’artista, si dovrebbe pensare anche ad un’esplosione emotiva, capace di far emergere le energie nascoste, represse o inespresse di ogni persona. In questo consiste anche il suo lavoro manuale di rompere la materia e trasformarla in tessere, in elementi che daranno vita a nuovi sistemi in cui forme e significati si fondono, seguendo linee dettate dallo sprigionarsi di nuove energie e di nuove riflessioni. Il suo atto fisico è strettamente connesso alla sfera meditativa, i suoi processi mentali si materializzano nelle opere attraverso un fluire filamentoso di linee cromatiche, come colature di lava incandescente che accostano il buio alla luce, la brillantezza all’opacità, la trasparenza all’impenetrabilità. I suoi anni vissuti in Cina, e la sua esperienza dell’Oriente, emergono chiaramente dal suo lavoro. In modo particolare risalta la sua capacità di dare vita a forme astratte percorribili dalla mente di chi osserva come un vero e proprio itinerario. Le sue sono forme morbide e fluenti, una sorta di visualizzazione dei flussi energetici generati dai nostri organi interni, sentieri sotterranei che vengono allo scoperto e verso i quali si prova una misteriosa consonanza.
Starting from her early fascination with ancient and shining Byzantine mosaics, Caterina Vitellozzi’s installation takes us to a representation of the primordial Big Bang, a journey across time and space, which is rich in implications and references to the historical period we are living in now. The large central sphere reminds us of the Planck Era, that is to say the nucleus where all cosmic Matter-Energy was concentrated and fused into a single strange entity together with Space and Time. The explosion of this nucleus gave rise to the first second of the existence of the Universe. Everything originated from there. The explosion generated fragments rich in matter and light; these are elements of her work symbolizing the processes of birth, growth and transformation. This is the source of her inspiration for a consideration of the need for a new symbolic Big Bang, one which could again give our planet renewed energy. As the artist says, we should also think about an emotional explosion, from which may emerge the hidden, suppressed or unexpressed energies of every individual. This is linked to the methods of her manual work: cutting the materials and transforming them into tesserae, into the elements that will give birth to new systems where shapes and meanings merge into one another, following lines suggested by new energies and new reflections. This physical act is inextricably linked to the meditation sphere, her mental processes take shape in her works through a flowing thread of chromatic lines, just as red-hot lava flows match darkness to light, brightness to opacity, transparency to inscrutability. Her years spent living in China and her experience of the East clearly emerge in her works. What particularly stands out is her ability to generate abstract forms which nevertheless offer viewers mental access to an authentic journey. Her shapes are soft and flowing, a kind of visualization of the energy flows generated by our internal organs, underground pathways coming out into the open and with which we feel a mysterious resonance. Francesca Pietracci