Rafferoico. Molti anni fa, una cara amica di cui presto scriverò in queste pagine, mi suggerì una riflessione sui libri di Simenon. Disse: “pensa come sarebbero ancora più, interessanti, i suoi romanzi senza Maigret…”
Naturalmente la mia cara amica Vanda, amava i romanzi di Simenon e il personaggio di Maigret e forse proprio per questo amore non le era sfuggito l’aspetto particolarmente interessante, ed unico, di questi lavori, nei quali, in un centinaio di pagine, il nostro Georges descrive le personalità più diverste di un’umanità già molto eterogenea.
Le descrizioni per quanto brevi sono veramente insuperabili nella profondita di analisi e nella ricchezza di informazioni oltre che nella completezza del profilo psicologico che viene tracciato.
Se penso che, molti scrittori, per introdurre un personaggio nei loro racconti, ed ottenere risultati che, non sempre, si avvicinano a quelli di Simenon, impiegano anche decine di pagine di descrizione, ho la conferma che l’opinione della mia amica Vanda è giusta: i racconti di Maigret sono capolavori, soprattutto per i personaggi e i luoghi descritti.
Questo lungo preambolo per dire che, quando vedo un quadro di Rafferoico, ricevo dal suo lavoro, la stessa sensazione, di quando leggo una descrizione di Simenon, l’estrema sintesi per raccontare tutto con il minimo indispensabile di gesti. L’infinito nello spazio limitato di un dipinto.