….da cui ho tratto ispirazione.
La riscoperta della “vanitas” in chiave postmoderna, la centralità dell’immagine capace di produrre uno shock estetico sulla coscienza, la compenetrazione tra natura e artificio. È il viaggio di Mat Collishaw per i sentieri della storia dell’arte che — attraverso il fil rouge del memento mori — ritrae con l’estetica della mobilità e l’irruenza tecnettronica della sua opera la precarietà dell’esistenza. In contrasto con i miti dell’immortalità e del progresso tout court che dominano la società globale, immersa in una weltanschauung per cui “lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui, mediato dalle immagini”, come scrive Guy Debord.
Ma cosa avvicina l’universo di Collishaw, trasgressivo esponente della Young British Art, alla poetica del mediterraneo Pino Pascali? Lo ha chiesto il critico d’arte Lorenzo Madaro, membro della commissione Premio Pascali XVI edizione, direttamente al vincitore nel corso della premiazione al Museo di Polignano a Mare. “Da Pascali”, ha risposto il poliedrico artista britannico, “ho appreso il lato ludico e fantasioso dell’arte, oltre alla semplicità e all’immediatezza”. Certo, la laicità e il cupo esistenzialismo allegorico tipicamente anglosassoni di Collishaw sono evidenti, in particolare nelle nature morte caravaggesche della serie Last Meal on Death Row.
…curiosando sotto la tavola ad un banchetto con i grandi pittori turchi contemporanei e non solo…