Non voglio fare un torto alla sicura autonomia , all’eleganza della pittura di Giuseppe Caputi, chiamando in causa alcuni aspetti del suprematismo malaveciano e dell’espressionismo astratto. Oggi è giusto riconoscere la singolare freschezza di un dettato creativo che per quanto asimmetrico su tutta la linea non è mortificato né dal casualismo né tanto dalla ipetrofia di un diagramma intellettualistico. Se per le sue opere dovessi accertare un’ascendenza, l’indipendenza comunque dell’artista potrebbe suggerire una cerniera d’incontro tra Braque e Juan Gris , magari senza le sigle volumetriche d’impronta neocubista. Una pittura prevalentemente giocata nell’esclusione del tono, ma con modulazioni ricche e fluenti che dichiarano una sorta di contrappunto totale, libero , nell’edificante fuga dal ripetitivo.
Renato Civello