Ennevù è l’acronimo dei nomi delle due artiste: Natalia Lombardo e Valentina Talamonti.
“La pittura di Natalia Lombardo è molto più romantica di quanto l’Informale ci vuol far credere. Romantica nelle ragioni profonde che si trovano nel rapporto con la natura un po’ sublime e un po’ catastrofica, nella spinta verso l’assoluto, nel pittoresco dei suoi racconti per immagini”
“Le metamorfosi fotografiche di Valentina Talamonti si muovono in un sincretismo di tempo. Una sovrapposizione in contemporanea di emozioni legate al tempo, mutevole, ma sempre presente a se stessa. Impressioni, ricordi e progetti ‘connessi’ a un visione eternamente presente e rinnovata
In occasione delle mostre che hanno preceduto “Ennevù al Colosseo” del 8 settembre 2012, cosi sè stato scritto:
La mostra “Ennevù – Duetto cromatico” è un dialogo tra le “metamorfosi” fotografiche elaborate da Valentina Talamonti e i quadri di Natalia Lombardo. Amiche da sempre, romane, allenate alla condivisione creativa in eclettici laboratori artigiani. Nelle opere esposte si confrontano due linguaggi espressivi, uniti però dalla ricerca comune nella trasfigurazione visionaria della realtà. Negli spazi raccolti e antichi del Ghetto di Roma, Roberto Guido, fotografo e curatore della mostra, espone le opere di “Ennevù”, acronimo dei nomi delle artiste, dal 30 aprile al 14 maggio. Natalia Lombardo, giornalista de l’Unità, grafica, con una profonda formazione artistica impressa da due maestri come Antonio Scordia e Guido Strazza. Dal segno dell’illustrazione alla natura morta e al ritratto, che ritornano nella pittura celati dal linguaggio dell’Informale, in una visione caleidoscopica che arricchisce la diversità delle opere. In “Occhio pesce” un amo lanciato nella nebbia del sogno lascia affiorare simboli sulla tela; segni e momenti di vita si impastano nella materia tra graffi di colore, sabbie, profumo di olio e impalpabili fogli d’argento come in “Doppio senso”. Valentina Talamonti, da insegnante a formatrice e web designer, appassionata fotografa e viaggiatrice con un occhio antropologico. “Raccoglie” scatti durante il cammino, immagini frammentate di terre del mondo dall’Africa al Sudest asiatico al Vicino Oriente. Briciole fotografiche, ricordi che si scompongono e ricompongono in nuove visioni: il bassorilievo di un monastero portoghese s’immerge in un letto di semi del Benin ne Il mondo dietro l’angolo, un gigantesco albero africano vola nel cortile di un’antica birreria a Berlino in Radici urbane. Come scrive Carlo Alberto Bucci nella presentazione della mostra, “partendo da presupposti differenti, Talamonti e Lombardo hanno trovato più di un punto di contatto, di fusione. Nelle fotografie reinventate, Ogni goccia è mare oppure E’ andata via l’una ha annullato l’evidenza del dato reale lasciando che siano l’increspatura della superficie e il rincorrersi di segni a dettare il ritmo di un’immagine ormai astratta. In Cipolle spaziali e in Natura viva l’altra ha rassodato la pittura astratta intorno al corpo di una treccia di cipolle rosse e di un chilo di limoni; eppure le pennellate ritornano agitate mentre si trasformano in fiumi di colore o nei segni di una lontana, vicinissima, mappa geografica”.