Antonio De Chiara. La natura non tollera un immediato passaggio da un estremo all’altro, ma (lo tollera) con la mediazione delle ombre. (…) L’ombra prepara la vista alla luce. L’ombra tempera la luce. (…) Impara quindi a riconoscere quelle ombre che non dissolvono, ma preservano e custodiscono in noi la luce, e dalle quali siamo sospinti e condotti all’intelligenza e alla memoria. Giordano Bruno – Ombre delle idee
Mi sono avvicinato tardi alla pittura, essa è entrata nella mia vita in modo lento, inesorabile, diventando poi un’esigenza. Gradatamente sono riaffiorati i miei amori e le mie ossessioni adolescenziali: il naturalismo seicentesco, la scuola napoletana del XIX° sec., il decadentismo. In questo universo di materia cromatica, di luce, di ombra e soprattutto penombra, mi sono inoltrato considerando il dipingere un’attività mentale, di continua e costante ricerca. Nelle mie tele cerco di rappresentare il reale… spesso il suo “assurdo”; Le attese, le sospensioni, le pause, la loro magia. Le figure che rappresento sono dei luoghi di storia e memoria recuperata. Mi interessa una pittura radicata nel contemporaneo. Ma quali sono i segni che costituiscono il linguaggio che oggi può meglio rappresentare la contemporaneità in arte? Se per contemporaneità si intende la distruzione della COMPOSIZIONE, STRUTTURA, FORMA e l’annullamento dei segni che costituiscono memoria, allora la mia pittura non è contemporanea. La mia è una contemporaneità che cerca di recuperare una tettonica di segni appartenenti ad un linguaggio “classico”, con un tentativo di costruzione compositiva della forma che deve permettere di evocare ad altro, superando la mera oggettività. Solo in questo modo il mio figurativo trova compimento e giustificazione. Antonio De Chiara
…La gente vive nelle strade il miracolo dell’esistenza e si stringe insieme,
…, nell’amore e nella rabbia della vita… Alfonso Gatto
http://youtu.be/-AIpTipCgcU