Con Gencay se n’è andata uno degli artisti turchi più rivoluzionari e importanti del xx secolo. Ho volutamente fatto trascorrere del tempo prima di dare corpo ai miei pensieri perché nelle intenzioni avrei voluto scrivere dell’Artista e della sua produzione ma mi ritrovavo a pensare alla Donna e all’ Amica, così ho capito che certamente l’arte mi ha avvicinato a Gencay ma è sempre stata la Persona, che con la sua tenacia la sua energia e l’animo battagliero, mi ha legato a Lei. Gencay era perennemente concentrata alla realizzazione dei tanti progetti frutto della sua inesauribile carica vitale. Alla salute in genere e alle marcate difficoltà della deambulazione riservava solo minimi e marginali accenni come nell’occasione in cui mi informava dell’intervento chirurgico a cui si sarebbe, nel breve, sottoposta.
Era più facile che Lei parlasse del futuro e dei progetti per attuare i quali ha sempre dovuto affrontare difficoltà, certamente proibitive per una persona normale, ma non per una Donna abituata da sempre a conquistarsi spazio con la tenacia e la convinzione di chi ha ben chiara la meta e la strada per raggiungerla . Solo nell’ultimo anno, con il determinante contributo di Ferdan Yusufi storica curatrice da oltre trent’anni di Gencay di cui era ombra e luce al tempo stesso, Gencay, con la sua la storia e la produzione artistica è stata protagonista della personale di Istanbul “Zero 1960- 2016”, della grandiosa presenza a Contemporary Istanbul 2016, del tributo riservato presso Vernice art fair di Forlì nell’evento speciale di EuroExpoArt ed infine del grande evento tenuto a Roma presso il museo Crocetti. Roma, quasi simbolicamente, ritorna, nella storia che si era aperta nel lontano 1959 con l’arrivo in Italia di Gencay, per chiudere il cerchio dello “Zero” aperto mezzo secolo fa nel nostro paese. Leonardo Regano, nel catalogo dell’ultima mostra romana, afferma : Gencay Kasapçi ha messo a punto uno stile nuovo, originale che ancora oggi porta avanti nonostante le evidenti difficoltà riscontrate al suo ritorno in Turchia, dove trova un gusto collettivo ancora poco incline ad accettare un linguaggio così d’avanguardia. Un’osservazione, indiscutibile, della realtà che ha riguardato Gencay la quale, da Donna rivolta al futuro, non si è persa d’animo cullandosi sulle memorie del passato ma ha continuato a raccontare di se, del suo credo e della sua visione, con la gestualità artistica che le era congeniale, andando oltre, ai tanti, che per snobismo o per calcolo l’ hanno ignorato o finto di ignorare la sua valenza artistica e storica, gli stessi che già non esitano ad incensarla.