Giancarlo Montuschi riconosciuto artista contemporaneo vive e lavora in una bellissima casa-studio in Toscana tra Anghiari e Sansepolcro, la città di Piero della Francesca. Giancarlo Montuschi riceve in questi ultimi anni considerevoli consensi sia a livello di critica,da importanti gallerie d’Arte italiane, nelle principali fiere d’Arte internazionali, tra i collezionisti d’Arte e sia a livello istituzionale,ricordiamo a questo proposito che grazie a Nicoletta Zanella titolare della Galleria Navona 42 di Roma che con la società General Service Network s.r.l. ha ideato e gestisce il progetto artistico l’Ipost – Poste Italiane – già nel 2003 lo ha scelto come artista rappresentativo dell’anno adottandone l’immagine per tutta la comunicazione, come peraltro va ricordato la presentazione di un suo nutrito catalogo alla 51°Biennale di Venezia (2005) nel padiglione dell’Istituto Italo-LatinoAmericano a palazzo Franchetti…
GİANCARLO MONTUSCHİNİN RESİMLERİNE BAKTIĞIMDA HAYATIN TAA KENDİSİNİ GÖRÜYORUM,MASALIMSI USLUBUYLA ASLINDA HAYATA DAİR NE VARSA ONLARI RESMEDİYOR: İLİŞKİLER, AŞK, TUTKULAR, OYUNLAR, ACILAR, MUTLULUKLAR, EĞLENCELER….SANKİ BİR KAPIDAN İÇERİ GİRİYORUZ VE ORADA HERKES KILIK DEĞİŞTİRİYOR VE BİR MASAL YOLCULUĞUNA ÇIKIYORUZ…
Giancarlo Montuschi nasce a Faenza il 9 agosto 1952. Appena ventenne tiene la sua prima personale alla Galleria Sire di Faenza; viene poi scelto per la mostra del gemellaggio Faenza – Rijeka, unico giovane a rappresentare, assieme ad altri dodici artisti, la realtà pittorica della provincia ravennate. Sono precedenti a questo periodo la partecipazione e i riconoscimenti ai premi di pittura della città di Cesena e Romano Brazzi di Marina di Ravenna.
Le opere realizzate dall’Artista a metà; degli anni ’70, inaugurano un linguaggio Post-Pop, che risente del cambiamento prodotto dalla Pop Art degli Anni ’60 nella realtà figurativa italiana, come riferisce il critico Claudio Spadoni nel novembre 1976. “,©..
È soprattutto in questi ultimi lavori che si avverte un progressivo, anche se laborioso distacco, dall’impassibile esibizione consumistica nell’affiorare di una partecipazione che tende ad umanizzare anche ciò che pare soltanto materiale da rotocalco”. Sempre in questo periodo Montuschi partecipa al Collettivo Nose e a vari manifesti di Arte autogestita il 1980 è un anno di svolta e profondo cambiamento nella poetica e nel linguaggio dell’artista che inaugura una fase di lavoro incentrata essenzialmente sull’Alchimia, intesa come processo filosofico e di trasformazione materica.
Nel 1986 l’artista partecipa ai Premi Internazionali della Ceramica di Faenza e Gualdo Tadino; espone poi alla galleria De 20 a Vaxio in Svezia, in una mostra collettiva dedicata alla tecnica Raku. Contemporaneamente va maturando il progressivo interesse di Montuschi nei confronti della scultura in ceramica, la quale da questo momento assume un posto privilegiato, assieme alla pittura, nelle varie realizzazioni artistiche. È dal 1987 la prima partecipazione all’Arte fiera di Bologna e la donazione di un opera al museo della Ceramica di Castelli così come l’esposizione alla II Triennale Mondiale della Ceramica di Zagabria, l’invito alla mostra Dalla Materia alle Forme, a Reggiolo (Reggio Emilia) a cura di G. Baldo e R. Margonari e la Presenza all’esposizione Con il cuore dell’Arte tenutasi ad Arezzo alla sala d’Arte Contemporanea di S. Ignazio. Nello stesso anno l’artista partecipa alla fiera Abitare il tempo di Verona ed è invitato al III Festival d’Arte di Castelnuovo di Farfa.
Nel 1988 vince il premio della giuria al Concorso Internazionale della Ceramica di Vallauris, città dove lavorò Pablo Picasso; sempre del 1988 è la collettiva Tecnè alla libreria Nanni di Bologna e la Personale alla galleria Selearte di Padova. In quell’anno presentando l’artista, Marcello Venturoli scrive:”©in Montuschi tutto sta insieme in virtù di un’ispirazione, di un raptus non cercato e non calcolato, come se egli avesse compiuto una sintesi delle sue passate esperienze di avanguardia e, insieme ritrovato la via materica dei primordi. Mai un postmoderno mi è sembrato così moderno rifacendosi agli antichi”.
Al 1989 risale la partecipazione al Premio Suzzara, a cura di R. Barilli, R. De Grada, F. Caroli, poi alla Biennale della Ceramica di Faenza e, successivamente alla collettiva Eppur si muove, tenutasi a Palazzo Pretorio a Sansepolcro e allo Smaland Museum di Vaxio in Svezia. Nello stesso anno l’artista tiene due personali; l’una alla galleria Pirra di Torino, dove vengono presentate sculture in ceramica, descritte da Angelo Dragone, sulla Stampa, come “terre nereggianti, bianchi cremosi e ori sfavillanti: una materia stupenda, viva e fossile insieme”; l’altra alla galleria Kens’Art di Firenze, a cura di Giuliano Serafini, il quale in catalogo afferma che: “© Lo sguardo è sempre quello di una volta, attento alla grande Opera. Segno, immagine e materia, si avvertono in primis nel e per il loro specifico fenomenico. Sono ancora l’aria, la terra e il fuoco a fissare i confini, a porre il limite all’avventura estetica. Gli ossidi, le cere, le lamine d’oro, i ferri e i legni combusti, tutta la strumentaria dell’artista, non sono che il “dopo” dell’evento, la reliquia del prodigio operato dagli elementi”…