Scorci di inquietudini metropolitane
Stilizzati e tuttavia attentamente caratterizzati i ritratti di Mauro Molinari si presentano in sequenze serrate, come foto segnaletiche, gelidi come i volti pubblicati dai giornali a illustrare fatti di cronaca. Sono appoggiati su sfondi neutri, dai colori assurdi e fumettistici, oppure occhieggiano da edifici squadrati, chiusi da fitte inferriate come prigioni.Il segno libero ed elegante spazia dalla purezza del disegno infantile al design, fino alla street art. Alessandra Redaelli
Borderline
La perdita progressiva delle strutture socio-economiche, culturali e comportamentali tradizionali ci ha reso fluttuanti come pesci in quella che è definita come società liquida.Ogni linea di confine (geografica, sociale, psicologica e relazionale) è diventata labile, e questo investe la nostra definizione identitaria.Così è possibile rubare alla psichiatria il termine riferito ad un disturbo dell’equilibrio della personalità, e riutilizzarlo genericamente, liberato dalla sua connotazione specifica.Nella sua galleria di volti Molinari declina di volta in volta l’inquietudine dello spaesamento, oppure l’ansia della ricerca di un nuovo codice adatto alla sopravvivenza. Emanuela Carone
Quicksand
Sabbie mobili, esprime lo spirito dei lavori che Mauro Molinari presenta in questa mostra, ma anche di gran parte dei suoi altri di recente produzione.Qui una rete di segni intricati e vischiosi espelle, o risucchia, piccoli volti in bianco e nero, ma che spesso lampeggiano con sprazzi di colore. Volti assorti, perplessi, disperati, oppure sghignazzanti o ammiccanti.L’installazione si movimenta creando un senso di instabilità, psicologica ed esistenziale, che si connette facilmente con l’instabilità materiale e sociale che ci circonda.È la stessa atmosfera turbata che respiriamo nelle tele — piccole e grandi — delle città di Molinari, policrome e dinamiche, dove personaggi agitati affollano finestre e cornicioni in una cacofonia di forme e di colori dove il senso della precarietà e dello squilibrio è più evidente che mai.Emanuela Carone